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Una difficile scelta sulla classificazione

Quando mi sono trovato a dover scegliere un sistema per dividere in parti "leggibili" questi appunti, prima ho pensato a metterli in ordine puramente alfabetico. Ma così facendo mi ritrovavo il problema di confrontare specie simili dislocate su pagine distanti tra di loro … che invece è proprio la cosa che mi interessava.
Quindi ho deciso di seguire uno schema tassonomico, raggruppando le piante per subgeneri, sezioni e quant'altro.
Purtroppo, come sa chi segue le vicende dei Paphiopedilum, c'è stata negli anni '80 una sorta di "guerra tassonomica" tra due contrapposte linee di pensiero.

Da una parte Karasawa & Saito (1982) e Braem (1988) che dividono il genere in 5 sottogeneri (Brachipetalum, Parvisepalum, Polyantha, Paphiopedilum, Sigmatopetalum) ed un tot di sezioni, seguendo uno schema basato su differenze morfologiche.
Dall'altra Atwood (1984) e Cribb (1987) che dividono in (2) 3 sottogeneri (Brachipetalum, Parvisepalum, Paphiopedilum) con poche sezioni, seguendo un credibile ma ipotetico schema evolutivo dei Paphiopedilum.

Cribb e Braem sono poi arrivati veramente ai ferri corti, con tanto di insulti e pubblici sberleffi. Nei loro stessi libri ognuno dei due cerca in tutti i modi possibili di ridicolizzare il lavoro dell'altro … insomma, cose brutte …

Entrambi gli schemi hanno (secondo me) valide fondamenta (e non potrebbe essere altrimenti vista la "portata" dei personaggi di cui parliamo) e nello stesso tempo gravi pecche. La classificazione di Braem è rigorosa, dove ogni specie trova ilsuo specifico contesto, ma è fin troppo complessa e intricata, mentre all'opposto, la classificazione di Cribb è semplice e lineare, ma questo è allo stesso tempo il suo pregio ed il suo difetto.

Ad esempio trovo poco giusta la decisione di Braem di mettere nello stesso genere Polyantha la sezione Mastigopetalum (rothschildianum e compagnia) insieme ai Mystropetalum e Polyantha (parishii e dianthum il primo, lowii e hainaldianum il secondo) che (secondo me) sono più affini al subgenere Paphiopedilum (senso Braem).
D'altra parte in Cribb le stesse piante (rothschildianum e compagnia intendo) sono inquadrate come sezione Coryopedilum del Subgenere Paphiopedilum.

Ora ... se, come loro stessi dicono, lo staminodio è un organo fondamentale per la distinzione delle specie, allora nessun altro gruppo tra i paphiopedilum ha le caratteristiche migliori per essere messo in un subgenere a sé stante.
Infatti tutti i pahiopedilum hanno uno staminodio che forma una sorta di scudo (anche se, ovviamente, variamente colorato, di forme diverse, di dimensioni diverse), tranne le piante della sezione mastigopetalum/coryopedilum che hanno staminodi tozzi, cilindrici o a forma di parallelepipedo o trapezoide, insomma, tutto possono essere considerati tranne che "scudi".

Quindi, secondo me, una grave mancanza della classificazione di Cribb è la mancata ulteriore differenziazione di questo gruppo di piante.

Altra discussione è possibile sul subgenere Sigmatopetalum di Braem. Lui divide questo gruppo di piante in un incredibile numero di sezioni e sottosezioni, mentre Cribb riunisce tutto sotto il subgenere Paphiopedilum sezione Barbata (e basta).

Se la frammentazione fatta da Braem è troppo elevata, forse anche "non giustificabile" (come dice Cribb), l'inquadramento di piante come P. barbatum, P. superbiens e P. hookerae nello stesso gruppo, fatto da Cribb, lo trovo semplicistico oltre ogni misura.
Questo è il gruppo di piante più difficile di tutto il genere e trovo quasi incredibile che Cribb abbia potuto mettere quasi metà delle specie di Paphiopedilum nello stesso calderone. Tra l'altro si vedono chiaramente e visibilmente dei raggruppamenti di piante con caratteristiche simili tra loro

Insomma, l'unico accordo lo trovano per quanto riguarda i subgeneri Brachipetalum (bellatulum e simili) e Parvisepalum (micranthum e simili). Tutto il resto lo vedono da opposti punti di vista.

Ripeto, non sono un botanico ma un semplice amatore di queste fantastiche piante. Essendo ciò che sono posso far critiche su certe cose, ma, purtroppo, non ho le competenze necessarie per proporre nuovi schemi.
Quindi accetterò per adesso la classificazione di Braem (nella sua interezza), ben consapevole che presenta comunque (secondo me) un gran numero di difetti e pur sapendo di andare controcorrente rispetto alle tendenze sentite in giro. La accetto comunque in maggior misura di quella di Cribb perché si presenta (secondo me) ad una più aperta e (forse) corretta visione di questo complicato genere.

Per quanto riguarda la differenziazione delle specie poi, mi trovo poco d’accordo con Braem per alcune cose e poco d’accordo con Cribb per altre. Quindi il discorso "specie e varietà" sarà una sorta di mix a cui saranno aggiunte anche le nuove specie scoperte, sulle quali la discussione è ancora aperta.

Tutto questo è mia personalissima e non condivisibile opinione. Invito fin da adesso tutti coloro che sono interessati a questa discussione a far presenti le loro idee.

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© Giulio Farinelli 1997-2005