Wanda ha scritto:
Tu hai fornito gli altri esempi, ma tutte queste piante provengono dai loro habitat naturali, allora hanno i genoma al DOC.
Mah, so per certo che alcune phalaenopsis, ibridi e specie, seminate negli anni '70 in italia sono ancora vive e vegete e fanno bella mostra di se nelle serre di alcuni romani.
Idem cattleye, ibridi e specie di metà '900 seminati in USA
Insomma basta andarli a cercare e di esempio di piante pluridecennali ve ne sono a bizzeffe. Ovviamente in questo caso il limite temporale è dato quasi sempre dalla scoperta della possibilità di semina in-vitro, per cui dagli anni '40 in poi del 900.
Cita:
Ammetto, non mi sono spiegata abbastanza bene perché si tratta delle piante di collezioni polacche dove si osserva diciamo il "sindrome del terzo anno" cioè tante specie muoiono dopo circa 3 anni di coltivazione delle cause sconosciute, allora si cerca di stabilire le cause.
Mi risulta nuova ... ad occhio direi cattiva coltivazione. Nel senso che molte piante prese sane hanno riserve abbondanti e se anche vengono coltivate malissimo riescono a sopravvivere per qualche anno anche se poi muoiono.
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1. I condizioni della luce, temperature, lacqua etc. anche se simili, ma non ideali
vedi quello che ho appena detto
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2. L'esistenza delle piante di vita breve e qua qualcuno aveva fornito il esempio del aerangis luteo- alba di quale vari testi dicono che è della breve vita. Però la pianta sulla foto sembra di dimostrare che non è proprio cosi
Di diverse specie si dice che in coltivazione vivono poco (l'aerangis ad esempio, ma anche le Psygmorchis (ex oncidium).
Questo quasi certamente perchè sono assai poco adattabili e basta poco perchè arrivino al punto di non riuscire a riprendersi più
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3. allora, si parla del genoma diffetato nella moltiplicazione in vitro. e cosi un biologo ci ha spiegato che esiste un cambiamento autoclonale (spero che avevo tradotto nel modo compressivo). Questo è un fenomeno quale si manifesta in vitro, ogni cambiamento della "pappella" cioè cambio delle condizioni provoca le mutazioni.
Capita spesso che la clonazione porti a difetti genetici (ad esempio le phalaenopsis peloriche), ma è la prima volta che sento dire che accorcia la vita.
Certo, anche parlando di specie la normale selezione di ciò che è più bello porta ad un normale impoverimento genetico (viene selezionato quel che piace, non quel che è più adatto a sopravvivere nella giungla), ma anche qui non credo che questo porti ad un qualche accorciamento della vita.
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4. prodotti chimici per la difesa delle piante quali indeboliscono il sistema immunitario delle piante, citato per lo stesso biologo. Ma qua si può dare un esempio opposto raccontato da Lutz Roellke, secondo quale nel un giardino botanico si aveva cambiato un direttore quale aveva vietato il uso dei prodotti chimici in difesa delle piante. Condizioni del giardino assicurano alle piante i condizioni ottimali, ma sono bastati due anni che la collezione delle orchidee non esistesse più.
I fitosanitari sono quasi obbligatori se uno vuol avere piante belle e sane.
Qua da noi ci sono malattie e parassiti diversi da quelli dell'habitat originario per i quali le piante non hanno praticamente difese.
Eppure, gli esempi di piante centenarie ci sono.
Senza contare che nel loro habitat le piante che trovi hanno marciumi e malattie di tutti i tipi nonchè foglie e fiori variamente mangiucchiati.
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5. Ecosistema non adatto delle coltivazioni. In cattività le piante sono prive delle micorrize, dei muschi, dei batteri, delle piante come i felci quali normalmente crescono nel loro habitat. Nei spazi ridotti c'è un ammasso delle piante, spesso dai tutti continenti.
Inutile ri-dire che ambiente di coltivazione ed ambiente naturale sono diversi. Però non si può certo dire che l'ambiente naturale sia sempre migliore di quello artificiale.
In tutta onestà non mi piacerebbe proprio tornare a vivere nelle caverne
ciao
Giulio