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Seminare
Le orchidee non sono sicuramente le piante più semplici da far nascere. Le
"capsule" contengono da alcune migliaia a qualche milione di semi, che sono
così piccoli da non contenere alcun nutrimento. Quindi, la baby orchidea, quando germina,
non può assolutamente contare sulle proprie forze ma esclusivamente da ciò che si trova
intorno.
In natura a questo ci pensa un fungo, la micorriza, che nutrendosi di materiale in via di
disfacimento produce delle sostanze di scarto (zuccheri ed altro) che guardacaso sono
proprio quelle di cui ha bisogno l'orchidea neonata.
In cattività i metodi sono due: spargere i semi alla base della pianta madre e sperare in
bene (e a lungo), oppure seminare su un terreno di coltura artificiale, che gli fornisce
quelle sostanze di cui hanno bisogno.
Il problema è che le stesse sostanze sono squisitezze per un gran numero di muffe, quindi
si deve trovare un metodo per seminare le orchidee in un ambiente che sia sterile e che
rimanga tale. Il modo migliore è quindi quello di seminare (in condizioni sterili) dentro
a contenitori di vetro in cui sia stata messa una sorta di gelatina nutritiva,
preventivamente sterilizzata. I contenitori di vetro dovrebbero essere beute, ma questo
vale per scienziati e laboratori "veri" ... noi ci possiamo accontentare di
barattoli da conserva o marmellata :-)
Visto che ci siamo vi dirò che è un pezzo che mi pongo il problema di come chiamarli ..
.barattoli mi pare brutto, beute troppo professionale (e poi non lo sono) ... quindi ho
"italianizzato" il termine inglese 'flask' in 'fiasche' (che poi già viene
usato da molti), che rende l'idea e rimane piuttosto "professionale" ...
Ma partiamo dal principio: Per avere semi dobbiamo prima avere un fiore impollinato.
Visto che le orchidee tropicali sono mooolto lontane dal loro ambiente e che quindi
mancano gli impollinatori usuali, dobbiamo essere noi a calarci nei panni dell'ape
(bzzzz). Nelle orchidee gli organi riproduttori maschili e femminili si sono fusi insieme,
quindi abbiamo polline e antera sulla stessa struttura chiamata colonna. Il polline è
racchiuso in palline più o meno sferiche, appiccicose, chiamate pollinidi.
La colonna nel Cymbidium (a destra) e nella Cattleya (a sinistra)
I pollinidi sono di solito sulla punta della colonna, nascosti dietro uno
scudetto (ma nei paphiopedilum sono ai lati di questa, e si vedono bene). Per raccoglierli
utilizzate uno stuzzicadenti, staccate quello scudetto ed avrete il polline. Questo va
messo sulla parte femminile della colonna. Solitamente si trova subito sotto il posto dove
si trova il polline.
Normalmente è presente una sorta di vischiosità sui pollini o sulla
superficie femminile che li fa appiccicare senza grossi problemi, ma nel caso non
volessero attacarsi potete usare un po' di ... saliva!
Dopo qualche giorno succede qualcosa di strano ... a seconda dei generi:
il fiore può appassire o cambiare colore, la parte terminale della colonna può gonfiarsi
o cambiare in qualche modo. In ogni caso, il "picciolo" del fiore, che
normalmente cade con questo o subito dopo, non cade, rimane verde e ben attaccato allo
stelo. Dopodichè inizia a gonfiarsi e assume una forma a capsula o baccello. Dopo un
tempo più o meno lungo (dai due-tre mesi fino a oltre un anno) inizia ad ingiallire.
Questo è il momento adatto. Infatti se lo lasciamo ancora la capsula si aprirà, facendo
uscire i semi. Comunque non disperate, se anche si apre avrete sempre il modo di
raccogliere semi a sufficienza, solo che in questo caso dovrete sterilizzarli bene prima
di poter seminare, il che complica un pochino le cose.
Argh, ci siamo
. È ora di seminare la capsula di orchidea così
faticosamente maturata. Questa è la descrizione della mia prima semina, quindi NON sono
sicuro di aver fatto tutto giusto. Anzi, non sono sicuro di aver fatto "qualcosa
" di giusto ;-)
Tutto quello che so e che mi è servito per questo "racconto" è derivato da
minuziosi spulciamenti della "grande rete", lettura, rilettura e riririlettura
dei libri che ne parlano, nonché consigli di chi ha già seminato e continua a seminare
con risultati dal buono in su ;-)
La "prova" di semina è effettuata con una capsula di
phalaenopsis ibrida (pianta comprata allo scopo preciso di servire da "cavia" di
laboratorio).
L'impollinazione è stata effettuata il 24 febbraio 2000 e la gestazione è durata sino al
18 luglio 2000, quando ho staccato la capsula dallo stelo.
La semina l'ho fatta con la capsula ancora verde ma che aveva i "setti" che
stavano prendendo un'inquitante tonalità gialla (segno che la capsula è matura).
Le gelatine nutritive che ho provato sono due: la prima è un prodotto commerciale,
fornito da un amico, il secondo è un mio mix che è risultato "mediando" un tot
di formule simili trovate e sentite in giro.
Magari farà schifo e non nascerà nulla
io lo specifico, così se non andasse (vi
farò sapere) potrete sempre evitare di fare i miei errori ;-) Il "medium" Già,
perché terriccio non lo posso chiamare, composto .. boh?, forse "gelatina
nutritiva"
medium? Formula?
Chiamiamola formula GF1 e non ci si pensa più
. (oddio, detta così sa di corsa
automobilistica
) anzi ... visto che la prima che ho sperimentato l'anno scorso è
andata buca (un bel barattolo di muffa e due di niente ..) la chiamo GF2 ...
Formula "GF2"
- acqua demineralizzata 750 ml
- acqua da osmosi inversa 250 ml
- concime "Peters" 20-20-20 1 gr
- "Energofitolo" 10-52-10 1/4 gr
- "66f" stimolante vegetale 2 gocce
- zucchero 20 gr
- banana omogeneizzata un cucchiaio raso
- miele un cucchiaino da caffè
- Nitrato di calcio 3 "pallini"
- Carbone attivo un cucchiaio raso
- Agar 8 gr
Armato di cartine tornasole misuro il pH e "Bingo!" 6,5 ...
proprio quello che trovo consigliato nei sacri testi :-)
Sono tutte cose che si trovano facilmente. Il concime, se non lo trovate,
potete usarne un altro "bilanciato" qualsiasi che non contenga azoto ureico o ne
abbia in quantità minime. Il nitrato di calcio si trova facilmente nei garden
center così come il "66f" ... l'Energofitolo è forse quello meno comune.
L'agar l'ho trovato in un negozio di alimentari esotici. Il carbone attivo si trova nei
negozi di acquari. L'acqua demineralizzata in qualsiasi merceria o supermarket. L'acqua da
osmosi inversa non è necessaria, ma viso che ce l'avevo ... se proprio la volete anche
questa la trovate nei negozi di acquari.
Mescolare l'acqua con tutto il resto tranne l'agar. Mettere il tutto in un pentolino,
aggiungere l'agar e scaldare a fuoco basso, possibilmente senza far bollire.
Quando l'agar si è sciolto completamente, verso la "brodaglia" nelle fiasche
(vabbè
fiasche
. Diciamo ex caraffine di sottaceti, marmellate ecc. ecc.)
utilizzando un imbuto. Le "fiasche" erano già preventivamente ben lavate tappi
compresi ;-)
Tappare le caraffine, ben strette, poi allentare i tappi di un quarto di giro, perchè
adesso vanno messe in pentola a pressione ed altrimenti
schioppano.
Dicevo
immergere in acqua nella pentola a pressione e
"bollire" per venti minuti per sterilizzare il tutto. Passati i venti minuti si
tolgono e si fanno raffreddare all'aria.
Quando sono fredde (va bene anche se si aspetta qualche giorno) arriva il momento topico.
Si prepara la cappa sterile e
.
Ehi, un
momento, cos'è 'sta "cappa sterile" ???
È il luogo dove effettuerò la semina. In parole povere, un contenitore, che abbia almeno
il soffitto trasparente e due buchi per infilarci le mani "guantate". Nel mio
caso ho riciclato un vecchio terrario di piccole dimensioni, togliendo i vetri scorrevoli
anteriori e sostituendoli con una lastra di plexiglass fine su cui avevo praticato due
fori per le mani. Però potete utilizzare qualsiasi cosa a vostra fantasia.
Allora, dicevo
ho messo dentro tutto quello che mi serviva, ossia:
le "fiasche" sterilizzate (chiuse), uno spruzzatore da 250ml con una soluzione
al 20% di varichina, una pinzetta metallica, un cutter (taglierino) dei batuffoli di
cotone una tazzina da caffè con la solita varichina al 20% (tanto per averla a portata di
mano per qualsiasi evenienza) ... manca qualcosa? Ah si
. Ovviamente la capsula :-)
(ancora verde e intera).
Finito di introdurre questo popo' di roba, chiudo il terrario con il foglio di plexiglass,
mi infilo i guanti e si comincia.
Passo uno: prendere lo spruzzatore e spruzzare OVUNQUE la soluzione di varichina, in ogni
angolo e su ogni oggetto presente all'interno, guanti compresi.
Passo due: prendere un batuffolo di cotone imbevuto della soluzione di varichina e
strofinare BENE la capsula.
Passo tre: aprire la capsula con il cutter.
Passo quattro: aprite le "fiasche" (lentamente ... attenti al risucchio d'aria)
Passo cinque: portate la capsula aperta sopra la fiasca aperta e scutetela un pochino (i
semi sono quella polvere che stà cadendo)
Passo sei: richiudete la "fiasca"
Fine :-)
Ah, c'è da dire che io ho sterilizzato la capsula intera prima di aprirla, in questo
modo al momento di estrarre i semi, questi non avevano bisogno di sterilizzazioni
aggiuntive. Altrimenti, se raccogliete i semi da una capsula già aperta, dovrete
provvedere a tenerli a mollo (agitando) per 5 minuti in una soluzione di varichina al 5% o
(sarebbe meglio) una ventina di minuti in una soluzione filtrata di ipoclorito di calcio
(7 gr di ipoclorito in 100cc di acqua distillata).
Nonostante tutte queste precauzioni è possibile che alcune "fiasche" vengano
inquinate da spore di funghi o muffe. In teoria c'è la possibilità di salvare qualcosa,
in realtà non è proprio
il caso nelle nostre condizioni casalinghe.
Ok, il momento difficile è passato. Adesso c'è solo da attendere.
I semi della mia Phalaenopsis sono ingrossati e diventati verdi in circa 10gg, comunque
germineranno in tempi che variano dai 15 giorni ai 12 mesi, a seconda della specie e della
temperatura. Ah, già, la temperatura
quella ottimale è sui 20/25° costanti. La
luce deve essere tenue, assolutamente non esponetela al sole diretto, altrimenti vi
ritroverete con un bel brodino caldo. Alcune specie o generi (Paphiopedilum ad esempio)
pare che vogliano un periodo iniziale al buio per germinare meglio.
In realtà, questa prima semina, è poi andata a scatafascio :-\
Un vero disastro. Infatti pensando di aver messo troppi semi, ho creduto che se
ripicchettavo i piccoli protocormi avrei potuto fare una bella cosa. Invece qualcosa è andato storto e mi si sono
inquinate tutte le fiasche, ottenendo solo alcune bellissime coltivazioni di multicolori muffe
:-(
Per nulla scoraggiato ho riprovato con altri semi, con altri composti, con
altri metodi. Infine sono tornato al metodo descitto nella 'prima semina', usando però un
composto commerciale, il Sigma 'Phytamax', usato al 50% della dose consigliata, con agar
'professionale'. In questo composto ho seminato delle Bletilla striata.
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Questi sono i famosi, minuti, semi di orchidea. La foto non sarà un
granchè, ma l'ho fatta rispolverando il vecchio microscopio 'semi-giocattolo' di quando
ero piccolo. Abbiate comprensione per la qualità ;-)
In ogni caso si può immaginare la piccolezza dei semi (ripresi a 150 ingrandimenti) ed il
fatto che siano completamente privi di nutrimento per le future piantine.
Le 'macchie' più scure che si possono scorgere all'interno dei semi sono gli embrioni
vitali. |
La Bletilla dopo 10 giorni dalla semina. I semi si sono gonfiati ed hanno
assunto una colorazione verde. Le fiasche sono tenute sotto luce artificiale (neon) a
20-24° per 14 ore al giorno. |
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Dopo soli altri 8 giorni (18 dalla semina) l'aspetto è ben diverso. I semi non sono più
semi ma qualcosa di più. Nei giorni precedenti hanno assunto una forma tondeggiante
simil-lenticchia tipica del protocormo, stadio intermedio tra seme e piantina tipico delle
orchidee. Adesso, tuttavia, già si scorgono i primi segni dello sviluppo della prima
foglia. E' uno stadio questo che è stato superato velocissimamente ed i protocormi sono
rimasti piccolissimi, ma dovrebbe essere peculiare delle Bletilla. Altre orchidee infatti,
impiegano mesi per arrivare a produrre la prima foglia.
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A 25 giorni di distanza dalla semina, già le piccole Bletilla
(piccolissime, sono circa 2-3 mm di altezza) cominciano ad assomigliare un po' di più a
delle piante. Le foglie sono adesso ben visibili e si intravedono i 'rizoidi', una specie
di 'barbetta' che spunta dal protocormo e che serve ad assorbire il nutrimento. Le radici
vere e proprie non sono ancora spuntate e presumibilmente non lo faranno ancora per un po'
di tempo. |
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Dopo 3 mesi, oramai alte fino a 2 centimetri, sono già delle piccole
piante, con due o tre foglie. Finalmente :-) |
Pur avendo usato prodotti 'professionali', sono rimasto convinto,
convintissimo, che sia possibile ottenere risultati passabilissimi anche con componenti
comuni. Tant'è vero che ho da pochissimo effettuato una nuova semina, sempre con le
Bletilla striata, utilizzando tempi e tecniche identici a quelli usati per le Bletilla
presentate, solo con diversi composti fatti 'a mano', usando 3 diversi concimi come basi
(Peters 20-20-20, Peters 30-10-10, KB 'Gerani' 13-16-18 + 3MgO), 3 diverse concentrazioni
di agar 'cinese' (già qui vi posso dire che 10gr/litro sono più che sufficienti e che 16
grammi sono troppi) e aggiungendo in circa il 50% delle fiasche 0,5cc/litro di solfato di
ferro. In comune hanno due grani di nitrato di calcio (circa 0,1 grammi), 20 grammi di
zucchero e 1 grammo di polvere di carbone attivo.
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Ed infatti, ecco qui una semina di Cattleya forbesii, su composto (per 1
litro):
1,5 gr. "KB - Gerani"
2 grani nitrato di calcio
1 gr. carbone attivo
20 gr. zucchero
10 gr. agar (grezzo)
1000 cc. acquaLa foto è fatta dopo 65 giorni dalla semina. |
A questo punto si deve procedere al ripicchettaggio, da farsi nella stessa
'cabina' della semina. La sterilizzazione di ambiente e attrezzi è adesso anche più
importante, in quanto le fiasche rimarranno aperte ben più a lungo e gli stessi
protocormi e/o piantine, rimarranno a contatto con gli attrezzi per tempi maggiori. Quindi
si consiglia per la sterilizzazione una soluzione 'più forte' di candeggina. Al 30%
sembra che vada bene. Anche qui si preparano le fiasche con più o meno lo stesso composto
usato per la semina, anche se l'aggiunta di banana sembra dare un notevole impulso allo
sviluppo. Franco Bianco consiglia un vasetto di banana omogeneizzata (per bambini) in un
litro di composto. DOpo l'esperienza disastrosa con le Phalaenopsis, sono stato piuttosto
titubante al momento del ripicchettaggio, anche se, finalmente, sembra andato tutto bene,
sia nel ripicchettaggio di protocormi (di un orchidea senza nome, protocormi omaggio di
Franco Bianco), sia di piantine già sviluppate (di phalaenopsis, che mi ha regalato Dario
Ugolini).
Occorrono almeno due ripicchettaggi. Il primo quando i protocormi sono
già abbastanza sviluppati e si iniziano a vedere le foglie. I protocormi vanno
distribuiti uniformemente sul nuovo composto e lasciati crescere per qualche mese. Quando
avranno sviluppato foglie e radici, si dovrà procedere ad un nuovo ripicchettaggio su
composto 'fresco' e qui lasciate fino a quando non arriva l'ora di togliere dalla fiasca e
metterle in vasetti comunitari.
Infine non rimane che aspettare. Molto. Dai due-tre anni per quelle più
veloci, fino ad arrivare ai 10-15 anni per quelle più lente (come alcune specie di
Paphiopedilum). Dopodichè, saremo finalmente in grado di vedere i risultati dei nostri
sforzi e poter dire agli amici, con orgoglio, <Questa l'ho seminata io> :-)
In definitiva, non occorrono laboratori attrezzatissimi, ne composti
chimici introvabili per riuscire a seminare e far nascere orchidee. Chiunque può provare,
con un po' di buona volontà. Certo, non è la cosa più semplice del mondo. Probabilmente
l'amatore che si accontenta di poche piante da tenere in casa, non vorrà neanche provare
(in definitiva, cosa se ne fa uno di 50, 100, 10.000 piante dello stesso tipo?). Però è
una cosa che intriga e che porta, con il tempo, ad enormi soddisfazioni, con una spesa, in
definitiva, realmente minima.
C'è un unico problema: ossia che se vi rivelate troppo bravi avrete nel giro di due o tre anni, più piante di quante mai ne potrete coltivare :-)
Buoni consigli sui
tempi di raccolta/semina/germinazione potete trovarli qui.
Ottimi consigli per la semina potete trovarli su http://www.orchid.or.jp/orchid/research/tanaka/enseedling/enseedling.html
Il Dr. Tanaka parla in particolare dei Paphiopedilum ma il tutto è facilmente
generalizzabile. Se cercate su un motore di ricerca internazionale le parole chiave
"orchid flasking" o anche solo "flasking" dovreste ottenere un bel tot
di risultati tra i quali potete curiosare per i composti di semina ed i metodi più o meno
casalinghi.
Altri consigli (e se proprio volete ... semi in quantità a prezzi irrisori) potete
trovarli presso l'Orchid SeedBank
Project di Aaron Hicks. Infine, un'intera mailing-list per parlare della coltura
casalinga in-vitro: http://www.egroups.com/group/hometissueculture
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