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Phragmipedium Kovachii

Phragmipedium kovachii, una delle prime fotografie Era il 26 di maggio del 2002 quando l'americano Michael Kovach si fermò ad acquistare alcune piante di orchidea ad un banchetto lungo una strada nel nord ovest del Perù.
La venditrice, gli offrì, pensando di fare un buon affare, anche tre vasi che contenevano delle piante dai fiori veramente inusuali.
Kovach, vedendo cosa aveva davanti, acquistò subito tutte e tre le piante pagando la cifra richiesta: circa 10 dollari in tutto. La signora della bancarella, pur non sapendolo, aveva appena commesso il peggior affare della sua vita.

E probabilmente, come si leggerà, anche lo stesso Michael aveva fatto un affare ben peggiore delle sue aspettative!.

Michael Kovach è un appassionato di orchidee, e come tale non poteva non sapere che ciò che ha trovato su quel banchetto è una delle scoperte più importanti degli ultimi cento anni nel campo delle orchidee.
E' un Phragmipedium, ma di una tale bellezza e magnificenza che non ha eguali nel suo genere, surclassando qualsiasi altra specie finora nota, compreso il giustamente famoso ed apprezzato Phragmipedium besseae che pure fece scalpore alla sua prima apparizione nel mondo occidentale.

una pianta dal colore particolareTornato in USA si rivolge agli esperti del Mary Selby Botanical Garden, noti in tutto il mondo per la competenza, per una descrizione formale, fornendo una delle tre piante per l'erbario e chiedendo che alla specie venga dato il suo nome.
Detto fatto, Atwood, Dalström e Fernandez pubblicarono la scoperta e la descrizione della nuova specie su un numero speciale della rivista Selbyana stampato appositamente ed uscito il 12 giugno 2002.

Nel frattempo anche il noto botanico Eric Christenson si apprestava a pubblicare la descrizione della nuova specie (con il nome di Phragmipedium peruvianum) basata su foto che gli erano giunte dal Perù. Tuttavia la data di pubblicazione del suo articolo fu successiva a quella fatta da Atwood & Co. e quindi è da ritenersi non valida.

la pianta intera A questo punto però arrivano le note dolenti per tutta la compagnia. Kovach infatti aveva portato le piante negli USA in maniera illegale, in quanto privo dei permessi necessari richiesti dalla Convenzione di Washington per il commercio delle specie in pericolo di estinzione.
Documenti e permessi che il governo peruviano non avrebbe comunque rilasciato così a cuor leggero vista l'importanza anche commerciale di tale scoperta.
E come giustamente commenta Christenson "Anyone with half a brain cell doesn't go near them," "They're the pandas of the orchid world. . . . When somebody shows up with an orchid like that, you either quietly tell them to go away or you call the cops."
E la polizia non si è fatta attendere a lungo, facendo un visita alla serra di Kovach e sequestrando il sequestrabile, dopodichè è andata a far visita al Selby Garden.

Phragmipedium kovachii: pollici = circa 17 cmI botanici dell'istituto invece, appena si sono resi conto che nel frattempo cominciava a sollevarsi un bel vespaio intorno a loro, avevano impacchettato la pianta rispedendola al governo peruviano con tanto di scuse.
Però si erano dimenticati, o avevano fatto finta di dimenticarsene, che anche per riesportare la pianta in Perù avrebbero avuto bisogno degli stessi permessi e documenti che sarebbero stati necessari per l'introduzione della pianta negli USA, contravvenendo alla Convenzione di Washington ancora una volta.

Insomma, per farla breve, la scoperta di questa pianta ha immediatamente sollevato un grande interesse ma anche un bel polverone ed ha causato non pochi grattacapi ai diretti interessati.

Ma torniamo alla pianta.
Il fiore di questo Phragmipedium è di una grandezza ed di un colore veramente inusuale per questo genere, di forme piene e rotonde, ha una grandezza dagli 11 ai 17 cm, di colore dal rosa al megenta intenso al violetto. Le piante hanno dimensioni medio-grandi, con foglie che arrivano ai 40-60cm (fortunatamente non ha un comportamento stolonante come altri membri della famiglia). Le specie più vicine come parentela sono i Phragmipedium besseae, dalessandroi, schlimii e fischeri, che tuttavia hanno tutti fiori molto ma molto più piccoli (dai 2-3 cm dello schlimii ai 6-7 del besseae).
La specie è stata rinvenuta a quote sui 2000-2500 metri nelle vallate del versante amazzonico delle ande peruviane.

Pur appena scoperto, il kovachii è già stato oggetto di pesanti razzie nel suo ambiente e probabilmente è già estinto nelle prime stazioni note di crescita.

vista laterale, cliccare per ingrandire Il Phragmipedium kovachii nel suo habita naturaleIn Perù, come mi scrive l'amico Pablo Bermudez dell'associazione peruviana, esiste ad oggi un unico vivaio, la "Jardineria Manrique" di Alfredo Manrique che ha avuto permessi ufficiali per la raccolta di alcune piante a scopo riproduttivo dall'Instituto Nacional de Recursos Naturales peruviano, tuttavia il governo non ha ancora rilasciato alcun permesso di esportazione della specie.
In loco stanno tuttora studiando la specie e lavorando sulla riproduzione per seme nonché sulle condizioni ottimali di coltivazione, si spera quindi che nei prossimi anni riusciremo a vedere in occidente questa meravigliosa specie, e soprattutto ma soprattutto si spera che una massiccia riproduzione in vitro riesca a salvaguardarla nel suo habitat, come già è successo per il Phrag. besseae che dopo essere stato raccolto in quantità notevoli, si stà ora reimpossessando dei suoi ambienti ritornando anche là dove era stato quasi completamente estirpato.

Dal punto di vista dell'ibridazione, se si tiene presente il fermento che portò il besseae ai suoi tempi, i cui risultati si possono vedere oggi ad ogni mostra di orchidee, si può ben immaginare lo scompiglio che porterà il kovachii negli anni a venire. Attendiamo con ansia di vedere cosa nascerà..



Tutte le fotografie sono per gentile concessione del Club Peruano de Orquìdeas che ringrazio vivamente.

All photos is kindly permission of Peruvian Orchid Club .

 Phragmipedium besseae, cliccare per ingrandire Fotomontaggio: i due fiori a confronto Phragmipedium kovachii, cliccare per ingrandire


© Giulio Farinelli 1997-2005