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L'umidità atmosferica è uno dei fattori di coltivazione più
importanti. Le orchidee epifite infatti, assorbono acqua con le radici aeree, direttamente
dall'aria. Nel loro habitat, l'acqua piovana bagna spesso le piante che tuttavia, a causa
della ventilazione e delle temperature non proprio basse, si asciugano in breve tempo.
L'aria rimane comunque molto umida (di solito oltre il 60% di umidità relativa) e le
orchidee riescono ad assorbirla con le loro radici, che sono circondate da uno strato
spugnoso (chiamato velamen) adatto a questo tipo di operazione. Se una certa quantità di aria può assorbire, diciamo un litro di acqua, a 20° e ne ha già assorbito 1/2 litro, allora l'umidità è del 50 %. Però la capacità di assorbimento è legata direttamente alla temperatura, quindi a temperature più basse, questa è minore, per cui basta una minore quantità di acqua assorbita per raggiungere la stessa umidità. Vi siete mai chiesti ad esempio perché alle previsioni del tempo indicano alta pressione quando c'è bel tempo e bassa quando è brutto ? Proprio per il fatto che con temperature più alte l'aria assorbe più acqua per raggiungere le stesse concentrazioni, e diventa quindi più "pesante" (alta pressione) e viceversa. Una volta chiarito questo aspetto, quello che interessa a noi è che d'inverno (con basse temperature) occorre meno acqua che d'estate per raggiungere la stessa umidità. Purtroppo nel clima mediterraneo, l'umidità relativa atmosferica è spesso troppo bassa in ogni stagione (o magari è molto alta, ma nella stagione sbagliata), e va quindi aumentata. In estate occorrerà bagnare (non le piante, ma l'ambiente circostante) molto per tenere umida l'atmosfera. In inverno anche se fuori è freddo ed è facile tenere alta l'umidità (però con le basse temperature sarebbe meglio tenere bassa anche l'umidità), in casa (per non morire congelati) siamo costretti ad aumentare la temperatura in modo artificiale mediante riscaldamento, fattore che modifica sostanzialmente l'ambiente dove vivono le nostre piante. Questo infatti è un tremendo "risucchiatore" di umidità e infatti nelle nostre case siamo costretti a mettere umidificatori di coccio ecc. sui radiatori per rendere l'aria almeno "respirabile". Per le orchidee ciò è micidiale e si deve cercare in tutti i modi di aumentare l'umidità ambientale e portarla almeno al 40-50%. Si può intanto tenere le nostre orchidee (se ne abbiamo molte) vicine le une alle altre, cosicché l'acqua evaporata dai vasi e traspirata dalle foglie rimane più a lungo nell'area ed aumenta così l'umidità, creando un "microclima" più favorevole. Inoltre possiamo bagnare l'ambiente circostante o tenere degli ampi sottovasi con argilla espansa bagnata (è meglio non bagnare troppo le piante stesse, in quanto l'acqua che rimane a lungo nelle ascelle delle foglie può causare marciumi o portare malattie). Gli stessi metodi possiamo usarli in estate, ed in più possiamo spruzzare acqua direttamente sul fogliame, in quanto (evaporando velocemente), c'è minor pericolo di marciumi o infezioni. All'umidità sono è legato anche un altro aspetto delle nostre piante. Ossia, variando questa, le orchidee sopporteranno meglio periodi di temperature "estreme". Ad esempio sopportano meglio basse temperature se associate a bassa umidità atmosferica, e viceversa, sopportano meglio il caldo se l'umidità è molto alta. Se fosse possibile sarebbe meglio fornirci di un igrometro. Quando e quanto innaffiare. Per quanto riguarda le annaffiature, la prima cosa da dire è che sarebbe meglio usare acqua piovana invece di quella del rubinetto, soprattutto se l'acqua che ci fornisce "il Sindaco" è molto calcarea e/o addizionata con grosse quantità di cloro. Se ciò non fosse possibile conviene tenere l'acqua a decantare in un secchio due o tre giorni prima di usarla. In tal modo infatti il cloro evapora e parte del calcare si deposita. Al limite se l'acqua è molto calcarea si può mettere della torba in un collant e metterla a bagno nel secchio. La reazione fra la torba (acida) ed il calcare (alcalino) fa depositare quest'ultimo lasciando l'acqua più "pura". Quando annaffiare? Questo è il più grande dilemma di ogni orchidofilo. Dipende infatti da un sacco di fattori, quali temperatura, preferenze della pianta, tipo di composto, grandezza del vaso, grandezza della pianta, ventilazione ecc. Fondamentalmente bisogna aspettare che il composto sia asciutto (e non solo in superficie) prima di annaffiare. Il motto base dell'orchidofilia è infatti <se non sei sicuro ... aspetta> ed è riferito proprio alle annaffiature. Questo perché se a queste piante manca l'acqua per un giorno o due o anche per una settimana... non succede proprio niente, al contrario tre o quattro annaffiature ravvicinate con il composto ancora "zuppo" possono far marcire tutte le radici e compromettere la pianta. Per le orchidee non è possibile dare indicazioni del tipo "annaffiare una volta alla settimana", perché magari in inverno devono stare 3 mesi senza una goccia d'acqua e poi d'estate vogliono essere annaffiate tutti i giorni. Addirittura alcune specie con riposo invernale (ad esempio il Dendrobium nobile) montati su zattera di sughero, che devono avere due o tre mesi di riposo assoluto, in estate vanno poi bagnati anche due o tre volte al giorno. Ad esempio una cara amica (che probabilmente si sta prendendo anche lei la "febbre da orchidea" .... infatti dopo due anni che guardava le mie ne ha comprata una, poi un'altra, poi ... chissà?) mi chiedeva ogni quanto doveva innaffiare la sua Laeliocattleya Firedance, che è in un vaso molto piccolo con un composto molto drenante, ed io gli ho risposto (sbagliando) che poteva annaffiarla ogni 3-4 giorni (era primavera); all'inizio dell'estate vedo che la sua pianta (posta vicino ad una finestra a sud) non è molto in forma e gli chiedo quanto la annaffia. Mi sento rispondere ..... <ogni 3 o 4 giorni, come mi avevi detto!!!> beh, forse in estate sarebbe meglio anche più spesso!!. Quindi tutta la faccenda è un po' complicata. Facendo uno specchieto veloce vedremo che: Vaso: più grande = meno acqua; più piccolo = più acqua Pianta: più grande = più acqua; più piccola = meno acqua Composto: più drenante (nuovo) = più acqua; poco drenante (vecchio) = meno acqua Stagione: durante lo sviluppo = più acqua; durante il riposo = meno acqua Temperatura: più alta = più acqua; più bassa = meno acqua Dovremo dare molta acqua (2-3 volte al giorno) a piante grandi durante le giornate calde di fine primavera, che sono messi in supporti (esempio lastre di sughero) senza composto, e darne pochissima (anche niente per mesi) a piante relativamente piccole poste in vasi sovradimensionati con composto poco drenante (sfagno e osmunda ad esempio) durante il periodo di riposo invernale. Rimane da sapere quali sono le specie che vogliono il riposo invernale. In pratica, (tra le orchidee simpodiali) pseudobulbi grossi e ben sviluppati indicano che le piante possono sopportare anche lunghi periodi di siccità, al contrario se questi sono piccoli e gracili o del tutto assenti (es. Paphiopedilum e Masdevallia) indicano che ...... prolungate assenze d'acqua possono nuocere gravemente alla salute! Tra le orchidee monopodiali (che sono tutte sprovviste di pseudobulbi), bisogna osservare la grandezza e la consistenza di fusto e foglie per regolarci, comunque in mancanza di dati precisi .... annaffiamole regolarmente tutto l'anno. Se adesso avete capito tutto ..... complimenti ! Se invece vi ho confuso le idee ancora di più, tenete presente la condizione standard: aspettare che il composto sia asciutto prima di annaffiare nuovamente e ... SE NON SEI SICURO, ASPETTA. Nelle schede descrittive dei vari generi cercherò di dare indicazioni
più precise sulle loro necessità idriche.
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© Giulio Farinelli 1997-2005