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MessaggioInviato: 25 gen 2007, 12:18 
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Matteo ha scritto:
Io non intendevo quelle di ceramica io parlavo di un tipo che sono in vetro polimerizzato (650mq ogni cm cubo di materiale) ma in effetti non si trovano molto in giro.

Ora ho capito... comunque quella roba ha un costo proibitivo... io avevo pensato anche ad un altro materiale che sarebbe eccezionale (Siporax) ma non ci si può stare con i costi!
Già la seramis è cara di suo...
Matteo ha scritto:
Cmq se voglion stare zuppe, voglion stere zuppe!

infatti... almeno d'estate devono essere sempre bagnate ed in fondo anche d'inverno una buona umidità non fa loro schifo...
Matteo ha scritto:
Ma dove posso trovarle?

Con pazienza in giro alcune tra le più comuni si trovano, in Germania sicuramente sono più semplici da reperire.
A MPC, poi, se viene OLA, sicuramente di rupicole ne avrà, anche se sono da acclimatare.
Matteo ha scritto:
La sincorana è una rupicola?

Formalmente no, in quanto viene indicata come epifita su Vellozia sp. e solo occasionalmente litofita.
In realtà in natura, a causa della rarefazione della Vellozia, la specie si trova (almeno in uno dei pochi siti di crescita) quasi esclusivamente come litofita.

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Su consiglio di Fabrizio, posto anche qui una serie di miei interventi-relazione che a suo tempo avevo inserito in un altro forum.
Eccovi il primo.

La coltivazione delle piccole laelie dette rupicole, provenienti dal brasile sud orientale (con l'eccezione di 2 specie -ora in realtà sono 3- dello stato di Bahia nel nordeste) è oggetto di interessanti e talvolta contrastanti opinioni.
A mio avviso la chiave per una coltivazione di successo passa attraverso l'analisi dei vari tipi di ambienti in cui i vari gruppi di specie si possono rinvenire, cioè dell'ecologia di ogni gruppo.
Al di là delle classificazioni botaniche, nella mia esperienza ci sono 4 gruppi ecologicamente abbastanza omogenei nelle Parviflorae, il sottogenere delle rupicole, che realmente rupicole poi non sono: nessuna, infatti, vive direttamente sulle rocce, a differenza di altre specie (alcuni Bulbophyllum, Sophronitella violacea, Sophronitis brevipedunculata ad esempio) che crescono sulla nuda roccia nelle stesse zone generali.
Il primo gruppo è quello delle piccole laelie gialle (bradei, esalqueana, itambana), la cui ecologia è legata ad accumuli di terriccio organico acido e detriti rocciosi tra le rocce, in pieno sole, in zone che solo sporadicamente ascugano leggermente: a breve distanza dalle piante sono frequentemente ritrovabili specie di carnivore, indice di un ambiente costantemente bagnato.
In coltivazione, quindi, mai far mancare l'acqua, che dev'essere tenera e possibilmente acida, esporre le piante alla massima luce possibile -sole diretto- (pena un' inevitabile ed antiestetica filatura...), i substrati per il rinvaso tuttavia è bene che siano minerali in quanto è difficile replicare la dinamica della struttura fisica del substrato di quei particolari microambienti con materiali organici.
I vasi sono preferibili in coccio, di piccole dimensioni, i materiali che si possono usare nelle miscele per il rinvaso sono molti: ghiaino siliceo, lapillo, pomice, perlite, vermiculite, argilla espansa ecc., con una cospicua aggiunta di seramis che pare essere, se non decisiva, molto utile nella formulazione di un substrato corretto e stabile per queste piante.

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MessaggioInviato: 25 gen 2007, 12:32 
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Seconda parte...

Seconda parte e secondo gruppo di piante, quelle di taglia maggiore a fiore con matrice gialla.
Le più note, diffuse (in natura ed in coltivazione) ed immediatamente riconoscibili tra le rupicole sono le piante del gruppo di L. flava e affini (sottogenere Parviflorae, sez. Parviflorae), le cui caratteristiche sono una generale maggior taglia delle piante rispetto alla sez. Esalqueanae trattata prima (fino a 70-75 cm nell'angereri -stelo escluso-), foglie dalla lamina in genere più estesa e in genere dall'aspetto meno carnoso, inserite con un angolo più o meno marcato all'apice dello pseudobulbo e con steli fiorali piuttosto allungati.
Queste caratteristiche fanno pensare ad un'ecologia piuttosto diversa rispetto alle piante trattate in precedenza; ad esempio: perchè gli steli fiorali allungati?
Bene: se le piccole specie gialle occupano la nicchia ecologica costituita dagli spazi tra le roccie in pieno sole anche a quote elevate (l'itambana arriva fino a 2000 metri), le piante affini alla flava dai fiori a matrice gialla (possono essere anche arancio o quasi rossi) sono piante tipiche di zone meno elevate ed esposte, crescendo in ambienti caratterizzati da spazi tra le roccie più grandi e con maggior substrato, dove le piante sono più o meno riparate dai raggi solari dalle rocce stesse, da erbe e da arbusti (il che spiega le foglie più larghe e le spighe allungate).
In queste zone il substrato è costituito da un terriccio con una minor presenza di sabbia e detrito roccioso fine ed una maggior presenza di una frazione organica grossolana mista a detrito roccioso più grosso (ghiaia più o meno grossolana), il che fa sì che questo sia tendenzialmente più asciutto e, dal punto di vista del pH, meno acido.
In coltivazione queste sono le piante complessivamente più semplici da trattare tra le laelie rupicole: le esigenze meno estreme in fatto di luce fanno sì che queste si possano coltivare come le cattleya, sebbene una luminosità un po' maggiore renda le piante migliori da un punto di vista estetico (più simili a quelle naturali) e prevenga l'eccessivo allungamento degli scapi fiorali; per inciso, nelle nostre zone le piante possono stare in pieno sole, anche se nei periodi più caldi sembrano un po' risentirne (ma in genere non manifestano bruciature sulle foglie).
In inverno è consigliabile una leggera riduzione delle irrigazioni: sebbene in svariati testi (ed anche in internet) si consiglia spesso di lasciar asciugare bene le piante tra le bagnature, tuttavia questo non è ne' necessario ne' consigliabile quando si utilizzino substrati minerali (magari leggermente più grossolani rispetto a quelli per le picole laelie gialle), anzi una drastica riduzione della frequenza d'irrigazione si può rivelare dannosa, causando perdita delle radici (che nelle rupicole sono sempre poche).
Lo scorso inverno le mie piante sono state sempre umide a temperature minime che costantemente sono scese a 9-10 gradi per ben oltre un mese, una notte addirittura a 6 gradi (con il substrato fradicio) senza che poi abbia notato perdita di radici o disidratazione delle foglie.
L'acqua, come per le altre rupicole, dev'essere con un basso contenuto in sali, meglio se poco calcarea e acida (piovana, distillata o di osmosi è l'optimum), vista la composizione delle rocce delle aree in cui queste piante crescono (graniti ed altre rocce metamorfiche).
Come ultima annotazione, a questo gruppo di piante appartiene l'unica laelia rupicola estinta in natura: Laelia millerii, originaria di un'area ristrettissima nelle vicinanze di Itabira (Minas Gerais), che per sua sfortuna cresceva solamente sulle pendici di un monte costituito da ematite particolarmente pura, su cui è stata fatta una bella miniera di ferro...
La specie, tuttavia, è stata riprodotta ed è abbastanza frequentemente offerta in commercio (ed è anche di facile coltivazione).

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MessaggioInviato: 25 gen 2007, 12:39 
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Terza parte

...ritorniamo a parlare di rupicole con il terzo fruppo di piante, le specie a fiori rosati di taglia media, appartenenti alla sezione Rupestres.

Le piante di questa sezione, il cui areale complessivo di distribuzione è come ampiezza secondo solo alla sez. Parviflorae (il gruppo della flava) in generale è rinvenibile ad altitudini moderate, come il gruppo precedente, solo una specie (pfisteri) sale a quote intorno ai 1500 metri sulla Serra da Sincorà (Chapada Diamantina, Bahia), crescendo simpatricamente ad altre 2 Laelia, la bahiensis e la sincorana.
La forma delle piante della sezione Rupestres è somigliante a quella delle piante del gruppo precedente, con tuttavia una evidente minor estensione della lamina fogliare e un aspetto più succulento della foglia stessa, indice di condizioni di crescita più dure.
Nei loro habitat, infatti, le piante crescono su suoli generalmente paragonabili a quelli delle piante del gruppo della flava (meno ricchi però di detriti vegetali), tuttavia decisamente più esposte ai raggi solari e solo leggermente riparate da rade erbe, sovente su pendii sassosi con pendenze moderate.
L'eccezione in questo gruppo è costituita da Laelia rupestris (piuttosto differente anche morfologicamente dalle altre specie per forma -più eretta- e riduzione della lamina fogliare, di color glauco), specie dall'ampia distribuzione e che, nelle zone in cui l'areale si sovrappone, cresce in vicinanza a Laelia bradei, specie trattata nel primo gruppo di coltivazione (e briegeri del secondo), cioè in pieno sole; tuttavia, rispetto alla bradei, la rupestris si rinviene in condizioni di maggior aridità e su substrato più povero, con una prevalente componente minerale e meno profondo (spesso solo qualche centimetro), su affioramenti rocciosi più o meno orizzontali.
In coltivazione quindi queste piante prediligono una luce intermedia tra i due gruppi precedenti, con l'eccezione della rupestris che esige sole pieno, un regime di bagnature che preveda un'abbondanza di acqua durante la stagione vegetativa con una riduzione della frequenza delle bagnature durante l'inverno, un po' più marcata per la rupestris proprio per la peculiare ecologia della pianta (ma alla fin fine la riduzione per la rupestris non è così importante...)
Il substrato, sempre minerale, nella struttura e composizione è analogo a quello per le altre laelie rupicole, con una possibile (ma non indispensabile) maggior componente drenante per la rupestris.

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Ultima...

In quest'ultima parte descrittiva le piccole laelie della sez. Liliputanae.
Piante di piccole dimensioni (in natura spesso solo pochi centimetri) con spighe che sovrastano appena le foglie, fiori in genere rosa più o meno carico (con l'eccezione di L. fournierii che li ha bianchi) e labelli spesso di color giallo, le specie di questo gruppo in genere sono piante di altitudini relativamente elevate, crescendo in natura tra 1400 e 2000 metri.
Tutte le specie prediligono luoghi aperti, con piena luce solare, le piante si possono rinvenire in diverse nicchie ecologiche, crescendo sia su piccoli accumuli di detriti tra le pietre, sia nelle fessure delle rocce stesse, sia in zone più aperte come i pendii con detrito minerale.
Tutte le nicchie sono relativamente povere in sostanze organiche e (in teoria) relativamente asciutte ma, alle quote in cui crescono, le piante vengono quasi costantemente mantenute umide (per non dire fradice) dalla condensa derivante dalle nubi che transitano sulle cime delle catene montuose da esse abitate.
In generale queste piante si possono coltivare come i gruppi precedenti, con un substrato prevalentemente minerale, in piccoli vasi di terracotta (che per alcune specie del gruppo, come kettieana, liliputana e reginae possono essere davvero minuscoli) e ben esposti alla luce solare per buona parte della giornata.
La luce diretta è essenziale se si vuol ottenere la bellissima crescita compatta simile a quella naturale ed anche per poter godere della fioritura, viceversa si avranno crescite spropositate (piante filate) e pochi fiori, con infiorescenze troppo lunghe e non in grado di sostenersi da sole.
Le bagnature è bene che siano piuttosto costanti con una leggera riduzione in inverno, che tuttavia non deve lasciare asciugare il substrato: come per tutte le laelie rupicole è meglio sempre leggermente umide che asciutte-bagnate-asciutte (d'inverno), specialmente nei substrati minerali.

Terminati i gruppi di coltivazione, che poi corrispondono alle varie sezioni in cui sono divise le rupicole (indice ovvio che l'appartenenza ad una sezione è già un chiaro indizio a proposito dell'ecologia della pianta), nella parte finale farò un riassunto delle condizioni ottimali di coltivazione, indicando anche le piante che, a mio avviso, sono le più adatte alla coltivazione in casa (anche se i più bravi le avranno già individuate... ;) ).

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MessaggioInviato: 25 gen 2007, 12:42 
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Riassuntino...

A conclusione di questa (molto semplice) trattazione sulle rupicole un riassunto delle norme per la coltivazione domestica, preceduta dalla considerazione sulle specie più adattabili a vivere in casa.
Le piante certamente più adattabili alla coltivazione domestica sono quelle della sez. Parviflorae, tipo flava (ora, più correttamente, crispata), cinnabarina ecc., per le loro minori esigenze in fatto di luce rispetto alle piante degli altri gruppi.
Queste specie si adattano a condizioni di luce che possono essere paragonate a quelle standard di una cattleya, anche se una luce leggermente più intensa (tipo quella per la brassavola nodosa) aiuta a mantenere le piante più compatte e gli steli fiorali, che in questo gruppo sono abbastanza allungati, in grado di sostenersi da soli.
Le specie delle altre sezioni sono decisamente più esigenti in fatto di luce, sia per avere una crescita armoniosa e compatta sia soprattutto per poter ottenere una fioritura soddisfacente, quindi bisognerà fornir loro luce abbondante, per alcune almeno come una vanda, per altre invece il sole diretto per parecchie ore al giorno è praticamente indispensabile: proprio oggi ho visto 2 piante fiorite (delle piccole gialle, sez. Esalqueanae) i cui steli, sia pur corti, non riuscivano a rimanere eretti per la debolezza dovuta alla mancanza di luce.
Le temperature: in genere le rupicole non sono piante esigenti in nessun senso, sopportando temperature tra i 9-10 gradi (con punte sporadiche a 6) e 35-37 gradi; un buon sbalzo tra il giorno e la notte è consigliabile, ma credo che non sia proprio indispensabile... anche in questo caso le piante della sez. Parviflorae sono più adattabili, dato che provengono da altitudini mediamente un po' più basse rispetto agli altri gruppi.
Per l'acqua, coma ho già detto, è bene che questa sia con un basso cotenuto salino e (possibilmente) acida: ottimo l'uso di acqua piovana, distillata o di osmosi, i risultati sono decisamente migliori che con acque dure.
Le concimazioni possono essere quelle delle altre orchidee tipo cattleya, oncidium ecc., ricordando però che in natura molte di queste piante vivono in ambienti molto poveri di sostanze nutritive; quindi, nel dubbio, è meglio non concimare: essendo piante che non emettono mai molte radici è bene evitare possibili problemi alle stesse, visto che poi in molte specie il recupero è decisamente difficoltoso e lungo.
Vasi di piccola dimensione (viste le non enormi dimensioni delle piante) e in coccio sono consigliabili, con un composto da invaso costituito da miscele di materiali inerti, come lapillo, pomice, perlite, vermiculite, ghiaino non calcareo, argilla espansa e seramis, quest'ultimo materiale particolarmente indicato per le particolari caratteristiche fisiche.

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...e per finire qualche foto....
liliputana
Immagine
fournierii
Immagine
mixta, specie molto bella per il colore dei fiori
Immagine
alvaroana, parente stretta della precedente
Immagine
e infine una pianta non ben identificata alla prima fioritura (la scorsa estate) dallacquisto al WOC 2005: parrebbe vagamente una bradei, ma l'esperienza m'insegna che i fiori in piante stressate non sono quelli soliti... alla luce di ciò, potrebbe essere una briegeri
Immagine
A breve, se tutto va bene, un'altra specie...

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Chiaro, puntuale ed esaustivo!
Tutti i miei complimenti...spero di riuscire un giorno ad averne qualcuna!
Ciao


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Località: roma
Bellissime Ronin, sono sempre più affascinato dalle rupicole, spero che a MPC OLA ne abbia qualcuna, sarò tra i primi a visitarlo.
Ciao, Raimondo.


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Località: Impruneta Firenze
bellissime fioriture ;)

salvo e stampo tutto!

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non posso rimanere senza le mie orchidee!

ognuno basta a se..ma il conto non torna!


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bellissime danì!!!
aspetto l'altra e nel frattempo ti chiedo una curiosità , la liliputiana è la più piccola o ce ne sono di ancora più piccole ?? e aunto misura un pseudobulbo ?

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Nicola


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MessaggioInviato: 26 gen 2007, 1:42 
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Per Ronin
Se ti interessa il Siporax vai in un negozio di acquari e chiedi i cannolicchi della Wawe. Sono lo stesso materiale e costano una cosa accettabile (dipende sempre da quanto tene serve...) tipo una decina di euro 1,5 litri
Grazie per la sfilza di post pieni di info, meli studierò per bene.


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naga ha scritto:
la liliputiana è la più piccola o ce ne sono di ancora più piccole ??

allo stato attuale è la specie più piccola conosciuta
naga ha scritto:
e aunto misura un pseudobulbo ?

lo pseudobulbo intorno a 1,5 cm, con la foglia la pianta è in tutto sui 3,5 cm, ma il fiore è 2,5 cm!

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MessaggioInviato: 26 gen 2007, 17:54 
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Matteo ha scritto:
...tipo una decina di euro 1,5 litri

beh, già meglio, ma è sempre un'enormità per le quantità che uso io... la seramis è molto meno cara!

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MessaggioInviato: 26 gen 2007, 17:59 
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che meraviglia ....!!!
la voglio !!!! :lol: peccato che per il momento la farei schiattare :cry:
cmq la tengo cmq nella lista delle miniature che vorrei hehehe
ma è molto "struffolosa" ^^?? oppure fa le solite moine delle miniature ?? o magari è un caso a parte che fa da se ?? (poi ne voglio troppe :P )


cmq ronin mi togli una curiosità ?? perchè rispondi in più messaggi ?? mi fanno gli occhi !!! XD :lol:

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Nicola


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